Perché abbiamo scelto un van camperizzato per i nostri viaggi? I motivi sono diversi.
Abbiamo sperimentato per la prima volta un viaggio in van nel 2019, in Islanda. Astrid non c’era ancora. La scelta è stata un po’ casuale, nel senso che volevamo avere la libertà di girare l’Islanda ma risparmiando un pochino sugli alloggi. Il noleggio di un camper ci sembrava un po’ troppo e, alla fine, abbiamo optato per il van. Tra l’altro ci è capitato un Nissan NV200, dove, per cambiarci, uno dei 2 doveva rimanere fuori. Nonostante i disagi dovuti agli spazi veramente ristretti, questo modo di viaggiare ci ha davvero conquistato. Il fatto di essere liberi di spostarsi senza prenotazioni, orari di check-in e check-out, e di poter cambiare il programma di viaggio in base alle esigenze e alle condizioni atmosferiche. Insomma, ci siamo innamorati del viaggio on the road, vissuto un po’ alla giornata.


Altro motivo dietro questa scelta è stato l’iniziale difficoltà nel trovare alloggi che accettassero un cane lupo cecoslovacco senza troppi problemi. Il van ci ha permesso di ovviare a questo problema. Inoltre, Astrid vede un po’ il van come una sua seconda casa e si sta abituando sempre più a questo tipo di viaggi, senza stressarsi per i cambiamenti.
Nel progettare la camperizzazione, gli obiettivi principali sono stati il costruire una struttura smontabile, un po’ per evitare di dover omologare il van come camper e un po’ perché Denis lo utilizza quotidianamente per lavoro, e l’inserimento funzionale del kennel di Astrid. Abbiamo preso spunto da diverse fonti online, tra cui sicuramente VanSweetFun, che ringraziamo particolarmente per i tanti consigli che condivide. Dopo qualche mese di lavoro in autonomia, eravamo pronti a partire con un van camperizzato in modo molto basilare: niente riscaldamento aggiuntivo, capacità delle taniche di acqua limitata, acqua solo temperatura ambiente, solo una batteria aggiuntiva da 100 Ah, il wc chimico Porta Potti 165, un frigo a compressore e il fornelletto a gas della Decathlon. Per l’installazione dell’oblò turbovent, dell’impianto elettrico e del tendalino Fiamma ci siamo appoggiati a dei professionisti esterni.


Fin dal primo viaggio (un giro tra le Dolomiti, da Belluno fino al lago di Como) sono emersi i primi problemi. Primo fra tutti, la necessità di avere un riscaldamento autonomo! La prima sera a Pozza di Fassa, a metà agosto, è venuta la grandine, le temperature si sono abbassate drasticamente e noi non eravamo preparati al freddo che abbiamo sofferto! Secondo problema, la necessità di costruire una piccola struttura per tenere il Potti in cabina e non doverlo sempre spostare dal vano posteriore. Terzo problema, la carenza di illuminazione interna e l’aumento dell’autonomia energetica.
Ma dato che le esigenze avevano iniziato a superare le nostre capacità, abbiamo scelto di appoggiarci ad un ragazzo molto più esperto di noi per implementare alcuni elementi: il pannello fotovoltaico, il riscaldamento aggiuntivo a gasolio, le luci led.
Con queste migliorie siamo andati avanti per 2 anni, affrontando Belgio, Lussemburgo e Foresta Nera e qualche escursione vicino a casa. Il nostro ultimo viaggio con questo allestimento ve lo racconteremo in un altro articolo dedicato. Stiamo già lavorando al progetto del nuovo allestimento, in cui ci sarà una rivoluzione totale, a cominciare dall’inserimento del secondo kennel per il secondo cane! Al termine dei lavori, vi faremo conoscere la Furia Buia 2.0.
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